Vita allegra di Graziano Ballinari, mutandologo a Luino

Luino, Cinema Sociale,

Corso 25 Aprile 13, Luino

1 dicembre 2014

 

Dove è finita la vera Gioconda? 100 anni di mistero

 

Ore 20.00

Incontro con

Graziano Ballinari

che dialoga con Davide Boldrini

 

Ore 21.00

Proiezione del documentario

di Maurizio Fantoni Minnella

Chi ha rubato la Gioconda?

Vita allegra di Graziano Ballinari, mutandologo

 

L’argomento della serata è il mistero della Gioconda. Ad un secolo dal furto che sconvolse Parigi e il mondo dell’arte – l’opera venne rubata dal museo del Louvre dove ritornò due anni dopo – Ballinari, esperto della materia, ma soprattutto discendente diretto di coloro che furono coinvolti nei fatti dell’epoca, intende raccontare la sua verità su ciò che accadde del dipinto e rivelare il luogo dove sarebbe ancora oggi custodita la vera Gioconda. E’ solo leggenda o veramente la Val Veddasca custodirebbe ancora oggi il segreto dei Lancelotti, i ladri della Gioconda? E tra le vecchie mura di una locanda nel cuore delle Prealpi, tra i passaggi misteriosi delle valli al confine con la Svizzera, si celerebbe il tesoro di un furto avvenuto un secolo fa? Secondo la testimonianza raccolta da Ballinari nel territorio del luinese la vera Monna Lisa non avrebbe mai lasciago la Locanda Garibaldi sopra Luino e ancora oggi sarebbe nascosta in una intercapedine dell’osteria di Cadero.

Nella seconda parte della serata verrà proiettato il documentario di Fantoni Minnella CHI HA RUBATO LA GIOCONDA? VITA ALLEGRA DI GRAZIANO BALLINARI MUTANDOLOGO Chi ha rubato la Gioconda? Se quella esposta al Louvre è un falso come sostiene Graziano Ballinari da Garabiolo, il protagonista di questo film, allora dove si trova quella autentica? L’ultima parola spetta appunto a Ballinari, la cui storia parte da un tempo ormai lontano, da una suggestiva valle delle Prealpi, approdando alla ribalta televisiva nazionale come unico cessologo e mutandologo italiano, oltre, naturalmente, come gran cultore della cultura contadina e dei suoi oggetti. Il film racconta la filosofia di Graziano Ballinari, la sua arte in cucina, il rapporto con la pietà popolare, con gli oggetti più impensati, dai cavatappi erotici e dalle mutande storiche da donna alle trappole per topi, e infine l’odio per i politici e per l’attuale governo, e il sogno di un ritorno alla semplicità e alla saggezza del mondo contadino.

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