Al Conservatorio di Milano
Maurizio Fantoni Minnella, La musica che abbiamo attraversato. Un viaggio sentimentale nel Novecento
Sala di lettura della Biblioteca
Il viaggiatore delle catastrofi, il nuovo romanzo di Maurizio Fantoni Minnella
Giovedì 12 maggio ore 18.00, presso la Galleria Ghiggini
Via Albuzzi 17 – Varese
presentazione del romanzo
IL VIAGGIATORE DELLE CATASTROFI
edito da Italic Pequod
Interverranno con l’Autore
Andrea Giacometti, direttore di Varese Report
Diego Pisati, giornalista de La Prealpina
Un uomo ha visto le due torri gemelle crollare davanti ai suoi occhi, moltissimi innocenti morire e improvvisamente la sua coscienza del mondo è cambiata. Sua moglie è con lui, ma presto tra i due avviene una separazione, dolorosa ma inevitabile: l’uomo sceglierà di stare con i più deboli e i più sfortunati, le vittime senza colpa delle catastrofi naturali che subito si trasformano in tragedie collettive e individuali.
Architetto di una città mediterranea del nord italiano che ha amato molto, tanto da seguirne attivamente l’evoluzione urbana, egli lascia il suo paese per inseguire l’uomo ovunque vi sia una catastrofe, come volontario pronto ad aiutare coloro che soffrono, laicamente, ma anche per aiutare se stesso, sollevarlo dalla propria paura della morte come della vita.
Dunque, noi tutti seguiamo il protagonista lungo i suoi viaggi, a New Orleans dove impazza il grande uragano con un nome di donna, come a Bombay dove egli incontra perfino un italiano della sua stessa città o in una Palestina segnata dall’odio e dalla violenza. In ognuno di questi luoghi Bruno S. (il nome del protagonista), incontra le persone più disparate, vivendo l’esperienza di uno straniero che subito, occupandosi delle vite degli altri, diventa parte di quelle persone, delle loro paure e delle loro speranze. Nell’epilogo, egli farà ritorno a casa, dove ad aspettarlo è sua figlia, che ormai non vede da alcuni anni. Tuttavia la nostalgia di tutta quella gente anonima, sofferente, impaurita, che chiede solamente di essere aiutata, insomma di un ritorno alla verità dei sentimenti elementari e necessari, lo condurranno di nuovo lontano, ma con più serenità e consapevolezza.
Forte di una scrittura letteraria, ben lontana del mondo verbale di internet e del giornalismo televisivo, il romanzo intende armonicamente coniugare il piacere della lettura con l’analisi di un’anima tormentata (come nella tradizione del romanzo mitteleuropeo), l’amore che nasce sulle rovine lasciate dall’uragano Katrina, con la descrizione fenomenologia di una catastrofe che nessuno potrà mai dimenticare, e infine, la pura invenzione narrativa con la cronaca, divenuta ormai storia di una moltitudine di uomini invisibili per i quali non vi sarà memoria.
A Varese Libertà di Hevi
In collaborazione con
Associazione Culturale Le Vie dei Venti
presenta
Sabato 19 Marzo 2016
Ore 21.00
Sala Montanari
Via dei Bersaglieri Varese
Intervengono:
Gianluca Torrente, presidente di “Le Vie dei Venti”
Maurizio Fantoni Minnella, scrittore, saggista e filmaker
Hevi Dilara, poetessa curda e protagonista del film
Con la collaborazione di
Fantoni Minnella alla Casa della Poesia di Milano
Casa della poesia di Milano
Spazio Formentini
20121 Milano
giovedì 10 marzo 2016 ore 19:30
PAROLE SPALANCATE. La città dei poeti: Genova e la poesia del mondo
serata a cura di Amos Mattio
Presentiamo e proiettato il film “ PAROLE SPALANCATE LA CITTÀ DEI POETI” di Maurizio Fantoni Minnella, che ha come epicentro Genovae il suo Festival Internazionale, il primo elemento di un trittico cinematografico sulla poesia in Europa, di cui abbiamo già conosciuto il capitolo del ” Filo Rosso Del Caucaso“.
Sarà presente il regista Maurizio Fantoni Minnella
Ogni anno, da quattro lustri, i poeti di tutto il mondo, s’incontrano a Genova, metropoli del Mediterraneo, antico crocevia di popoli e culture, in una gioiosa babele di lingue diverse, flusso inarrestabile di suoni, di poemi che sono parole spalancate sull’utopia della ricostruzione poetica dell’universo.
Parole spalancate non è un film sui poeti ma sulla poesia. E il linguaggio filmico scelto per rappresentarla (ammesso che essa sia davvero rappresentabile), è quello della pura oggettività. Nessuna ricostruzione. I poeti non parlano della poesia ma, semplicemente, la pronunciano, la recitano rendendola a noi viva nello spazio e nel tempo che la grande città mediterranea offre e suggerisce. Ecco dunqueMohamed Sghaier Ouled Ahmed, poeta ribelle tunisino, camminare lungo le mura del porto e sorprendersi di fronte alla magnificenza della Lanterna al punto di compararla al più alto dei minareti, o Haghit Grossman, giovane israeliana, che insegue i suoi fantasmi poetici nello spazio di un chiostro medievale, Luljeta Lleshanaku, albanese che nel passeggiare nei pressi della stazione marittima, ritrova la nave sulla quale parte della sua famiglia fuggì dal proprio paese per “una vita migliore”.
E ancora, vediamo Esther Niwemukobwa, ruandese, recitare con infinita dolcezza una ninna nanna ricordando il genocidio del suo popolo, e Carmen Boullosa, scrittrice e poetessa messicana, che alla solitudine e all’immensità dell’Albergo dei Poveri, risponde con un indimenticabile monologo sulla povertà e la ricchezza dell’antica Genova.
Parole spalancate è altresì un’opera corale nella quale talora si fondono poesia e musica, oriente e occidente, improvvisazione e recital poetico, a riprova della valenza espressiva di uno stile rigoroso, sorta di “pedinamento del reale nel suo farsi e disfarsi, il più possibile vicino alla verità delle cose”, che l’autore di questo film persegue fin dagli esordi e difende come scelta di stile, ma anche come etica dello sguardo.
Giovedì 4 febbraio
Ore 18.00
Presso la Galleria Ghiggini – Via Albuzzi 17 – Varese
Presentazione del saggio di
Maurizio Fantoni Minnella
Interverranno con l’Autore
Andrea Giacometti, direttore di Varese Report
Diego Pisati, giornalista de La Prealpina
LA MUSICA CHE ABBIAMO ATTRAVERSATO
IN USCITA L’ULTIMO SAGGIO DI MFM
(nelle librerie, negozi di dischi
o scrivendo a minfo@libero.it)
INDICE
Nota
Introduzione: Elogio del ventesimo secolo in musica
- Tentativi di avvicinamento
- My generation in Rock
- Contaminazioni
- Scoperta della musica colta
- Lo sguardo a est
- Dentro il Novecento
- Sinfonia del Novecento
- In difesa della musica colta per chitarra
- La seduzione del jazz, musica afroamericana
- Suoni alternativi
- L’era del tamburo nella musica colta/ prima parte
L’era del tamburo nel jazz/seconda parte
12 Musica / Politica
13 Civiltà: un mondo di altri suoni è possibile
14 Antichi suoni tra regressione e modernità
- Nostalgia del rock classico e riscoperta del vinile
- L’esercizio della classicità
- Musica globale
- Fine dell’egemonia della musica colta occidentale
- Nuova apoteosi della canzonetta
- La musica nell’era di Youtube
- Musica perduta e ritrovata
- I magnifici Tre
Epilogo: musica come metafora
Filmografie
Indice dei nomi
Indice delle opere
Indice dei movimenti culturali
Indice dei luoghi
Indice dei termini tecnici
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Che cosa intendiamo esprimere con la definizione di scatola sonora?
Un contenitore di tutte le musiche del mondo oppure semplicemente il mondo in cui viviamo con l’infinita molteplicità dei suoni che lo compongono, destinati a trasformarsi in musica? O ancora, il luogo mentale nel quale abbracciare la musica in ogni sua forma e totalità, lontano quindi dai “ghetti” d’appartenenza che hanno caratterizzato le modalità di ascolto musicale durante buona parte del ventesimo secolo? O tutto questo insieme?
Si potrebbe quindi rispondere: dal punto di vista di chi ascolta quotidianamente la musica, di un ascoltatore particolare, critico e al tempo stesso appassionato, la cui singolare visione, nel corso del volume, suggerisce più d’una analisi del gusto corrente, dei vari pubblici che negli ultimi cinquant’anni hanno formato il cosiddetto mondo dei consumatori di musica. Non si tratta qui di abbracciare esclusivamente la semplice soggettività come unico metro di giudizio, ma, al contrario, di riproporre una visione critica alla luce dell’esperienza percettiva dell’ascolto musicale individuale.
Non un semplice saggio musicologico, quindi, né opera accademica, (ve ne sono già in notevole quantità), ma neppure mera compilazione di musiche e opere «senza le quali non è possibile vivere», ma la declinazione di un lungo percorso conoscitivo ma anche esistenziale attraverso il Novecento e di accettazione dell’idea che non vi sia una sola, ma tante musiche corrispondenti ad una molteplicità di suoni organizzati in specifiche forme e strutture.
Un invito, infine, a non restare prigionieri delle proprie certezze relative a questa o a quella musica, a questo o a quel particolare genere che ciascun ascoltatore abitualmente ritiene migliore degli altri, ma al contrario, a sperimentare la diversità della musica nel nome della sua autentica profondità e bellezza.
Quindi, a chi pensiamo debba essere diretto il presente libro? Al musicista? All’ascoltatore professionale, ossia al critico?… Diremo piuttosto all’appassionato di musica nel senso migliore e più ampio del termine, a colui, insomma, che si lasci condurre dalla curiosità e dalla scoperta di nuovi orizzonti musicali. O a chiunque voglia sinceramente confrontarsi con la vertigine sonora del secolo passato che è il tempo della pluralità delle forme e delle avanguardie, della riscoperta del passato e della riprogettazione del presente. Questo è il primo libro che prova ad affrontare la musica dal punto di vista dell’ascoltatore, ma di un ascoltatore «ben temperato», parafrasando Northrop Frye che a sua volta parafrasava Bach, a riprova del fatto che non v’è contraddizione tra il semplice ascoltare la musica e il prenderne progressivamente coscienza.
Ciascun lettore può, dunque, attraverso queste pagine, confrontare la storia della propria passione musicale con quanto viene qui descritto, raccontato, stimolando così una presa di coscienza dell’esperienza musicale come esperienza percettiva profonda come lo è la vita stessa.
Pur consapevole, infine, di incontrare tra i possibili lettori del presente volume, contrarietà e reticenze, ho ritenuto opportuno adottare alcune terminologie come ad esempio, l’ormai invisa musica colta per onestà intellettuale, dal momento che sebbene colto e popolare si siano spesso mescolati, contaminati, esiste ancora una ben visibile differenza tra i due idiomi sulla quale è soprattutto il mercato a voler speculare. Inoltre mi è sempre apparso decisamente ipocrita negare l’evidenza di una divaricazione culturale tra i due idiomi, sia pur storicizzata, il colto e il popolare; ma se è pur vero che esiste in natura la musica di Mozart o di Beethoven, come quella die Beatles, ancor più ipocrita mi appare oggi l’invocare ad ogni costo il popular quasi che il colto abbia cessato di esistere o di svolgere le propria funzione estetica.