Proiezioni di Noi, i Neri 2017-2018
Questo è il programma delle proiezioni di NOI, I NERI dall’uscita del film.
Se qualcuno fosse interessato ad organizzare una serata può scrivere a minfo@libero.it
– 5 maggio Varese, Sala Montanari
– 17 maggio Como, Cinema Gloria
– 31 maggio Travedona, Cinema Teatro
– 4 giugno Germignaga, Cinema Italia
– 8 giugno Legnano, Cinema Ratti
– 25 giugno Genova, Club Amici Cinema
– 29 giugno Savona, Officine Solimano
– 12 luglio Milano, Spazio Oberdan-Cineteca
– 5 ottobre Bellinzago Novarese, Cinema Movie Planet – Sala d’Essai
– 18 ottobre Saronno, Cinema Pellico
– 17 novembre, Sesto Calende, Cinema Comunale
– 18 novembre, Torino Cinema Massimo
– 15 gennaio, Gallarate Cinema delle Arti
– 22 gennaio, Bergamo Auditorium Lab80
– 24 gennaio, Busto Arsizio Cinema Manzoni
– 1 marzo, Firenze Cinema La Compagnia
– 9 marzo 2018, Verona, Festival Cinema Africano
In attesa di data: Sanremo, Imperia, LaSpezia, Pisa, Cineteca di Bologna, Milano (sala da definire)
Mostra fotografica MUTAZIONI alle Raccolte Frugone-Musei di Genova Nervi
Manifesti strappati, locandine consumate dal tempo, muri rivestiti di
volti e corpi vicini e sovrapposti, vecchi poster pubblicitari, slogan
scoloriti… un mondo di immagini e parole che testimonia il passare del tempo, la storia che corre, le stagioni che si succedono senza fine. E’ ciò che l’autore ha riassunto con una sola parola. “Mutazioni”: è il
titolo di una galleria di scatti urbani realizzati in tutto il mondo dal
varesino Maurizio Fantoni Minnella, regista e scrittore, “poeta/profeta
della visione”. Ma anche un “cacciatore di fantasmi”, che espone oggi il suo ricco “carniere” di immagini.
POEVISIONI 2017 a Varese e Germignaga
SCHEDE CRITICHE
Suite Habana di Fernando Pérez, Cuba, 2003, 83’
Cronaca quotidiana di alcuni abitanti di La Habana alle prese con i problemi della vita reale. Attraverso le loro vite tristi e allegre il regista compone una meravigliosa, indimenticabile “sinfonia urbana” che non ha quasi mai bisogno delle parole per dispiegare il proprio incanto. Un capolavoro del cinema cubano contemporaneo.
L’immagine mancante di Rithy Pahn, Francia-Cambogia, 2013,95’
Un capolavoro. Per molti anni il regista Rithy Pahn ha cercato una fotografia scattata tra il 1975 e il 1979, periodo in cui in Cambogia detenevano il potere i Khmer Rossi. Convinto che una fotografia, nonostante non sia la prova concreta di un omicidio di massa, permetta di pensare a molte cose, di meditare e di riscrivere la Storia, l’ha ricercata invano negli archivi, tra vecchi documenti e nelle campagne della Cambogia, arrivando alla conclusione che sia andata persa. Ha deciso così di ricorrere al cinema restituendo non uno scatto o la ricerca di una sola fotografia, ma l’immagine di una ricerca.
Lamerica di Gianni Amelio, Italia, 1994, 125’
Due affaristi italiani senza scrupoli nell’Albania post-comunista falliscono nell’intento di impiantare con l’inganno e la truffa una fabbrica di scarpe. Uno di essi però si perde in un paese ostile finendo in mezzo ai migranti i albanesi in viaggio verso l’Italia. Il più epico dei film di Amelio, ripropone il tema caro al regista dell’emigrazione situandolo su due piani storici e in una dimensione drammatica dove alla perdita della memoria del passato, contrappone un’amara riflessione sul presente.
Il sangue verde di Andrea Segre, Italia, 2010, 57’
La più riuscita tra le opere del regista dedicate ai migranti, racconta la condizione di semi schiavitù dei giovani africani neri di Rosarno in Calabria, dopo la rivolta del 2010. Accurato nella scelta delle atmosfere e nell’uso dei chiaroscuri, ha il merito di trasformare la cronaca quotidiana in riflessione sulla condizione umana degli “ultimi”.
Il ladro di bambini di Gianni Amelio, Italia, 1992, 100’
Un giovane carabiniere riceve l’incarico di scortare da Milano alla Sicilia una ragazzina dodicenne, obbligata dalla madre a prostituirsi, e il suo fratellino, ostinatamente silenzioso e triste, in un riformatorio. Il viaggio, nella sua semplice e limpida geometria, si configura come lo scandaglio della sconfitta degli ultimi che accomuna adulti e bambini, in un moderno realismo verghiano. Il film è ritenuto da molti critici il capolavoro di Gianni Amelio.
Il bambino che scoprì il mondo, di Alê Abreu, Brasile, 2013, 80’
Moderno Alice nel paese delle meraviglie al maschile, il film racconta nel solco della migliore tradizione, il viaggio solitario di un bambino del Sertão verso la grande metropoli San Paolo. Rivelazione del cinema brasiliano d’animazione, è un lungometraggio in 2 D, ricco di poesia e di invenzioni geometriche di grande suggestione.
NOI, I NERI
Prossime proiezioni:
Per richieste di proiezione e altre informazioni 340/3375969, minfo@libero.it
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NOI, I NERI
Alle moltitudini di migranti che, dopo aver attraversato deserti e mari e avere guardato in faccia la morte dei propri compagni, giungono qui dove siamo noi che non smettiamo più di guardarli, si schiude finalmente il paradiso a lungo sognato, ossia l’Europa, l’Occidente. Ma ogni paradiso è preceduto da un limbo da attraversare e con il quale misurarsi, giorno dopo giorno, come in un rituale quotidiano di cui non sono ancora chiare modalità e confini. Un limbo fatto di case di ringhiera e ballatoi, di alloggi in anonimi condomini, che un tempo furono di altri emigranti, ma anche di tempi morti, pause di riflessione, gesti normali, ripetitivi come guardare la televisione, mangiare o leggere dallo schermo di un computer. Accanto a questi troviamo altre figure di migranti più integrati, forse, ma anch’essi in attesa che qualcosa succeda e cambi la loro esistenza.
L’Africa di chi se ne è andato e di chi ne ha fatto ritorno.
L’Africa di chi ha naufragato ed è vissuto per ricordarlo.
L’Africa di chi non si è mai mosso e di chi ha scelto di rimanere.
L’Africa dei pescatori, delle donne, dei bambini la cui energia e vitalità si irradia ovunque fino al mare.
L’Africa degli artisti e dei sognatori, ma anche quella dei talibè, i bambini poveri delle città che imparano il Corano a memoria vivendo di elemosine per mantenere i loro maestri, i Marabù.
L’Africa di chi non si è arreso.
Il film che proponiamo mostra l’immigrazione da un’angolazione singolare, ossia non attraverso le immagini degli sbarchi, dei luoghi di detenzione temporanea, tanto care all’immaginario giornalistico televisivo, ma cogliendo le vite dei migranti in una zona grigia, una sorta di limbo sospeso tra la tragedia dell’arrivo e l’illusione e la speranza di una vita nuova.
Filo conduttore del film sono le storie di Lamine, senegalese del Casamance, fuggito dal suo paese per ragioni politiche, novello scrittore, poeta e attualmente disoccupato, e di Valentine, giovane cantante e musicista congolese che vive con la madre anziana e sogna di diventare un grande artista africano, che si alternano alle vite di giovani profughi africani fuggiti dalla guerra, riuniti in alcuni appartamenti, in attesa di una nuova vita. Di essi vengono colti i tempi morti durante le sere: cellulari, televisione, brevi conversazioni, andirivieni per strada e molta solitudine. Ma anche la volontà, spesso illusoria, di conoscere una nuova lingua in un paese nuovo. Oppure di mettere in scena uno spettacolo di ballo e di canto in cui rappresentare in senso catartico la propria storia fatta di tragedia e di speranza. L’azione successivamente si sposta nell’isola di Goree in Senegal, simbolo dello schiavismo storico, memoria dell’olocausto africano e oggi luogo di pace, e nella città di St.Louis, da cui ancora oggi, partono navi cariche di Africani verso l’Europa, in una nuova, più ambigua e sofisticata forma di schiavismo. E’ un viaggio all’origine del disagio e dell’idea di emigrazione, di fuga che ha come contrappunto l’attività di alcune ong che, ad esempio, offrono l’opportunità alle donne africane di lavori in diversi ambiti. Perché fuggire rischiando la propria vita se è possibile costruirsene una nuova nella propria terra?!.
Sono, infine, ben riconoscibili tre diversi livelli di percezione della realtà occidentale attraverso i diversi protagonisti: i ragazzi e le ragazze africane appena giunte in Italia, Valentino e Lamine, che dopo pochi anni trascorsi in Italia, nutrono ancora delle speranze di una vita normale.